Campobasso 13 dicembre 2013
Aldo Patriciello (foto Gino Calabrese) |
L’edilizia
risulta essere uno dei settori nevralgici dell’economia italiana così come
illustrato da tutti i rapporti nazionali ed europei in materia. Un settore,
però, che mai come in questo momento storico attraversa una forte crisi che non
accenna a diminuire come testimoniano le proiezioni che prevedono per il 2014
ancora un forte calo di investimenti causando quindi profonde e dolorose
perdite di lavoro e occupazione. L’On. Aldo Patriciello ha interrogato per
questo la Commissione europea con l’auspicio che anche l’Unione si interessi a
tale problema intervenendo tempestivamente al fine si salvare le aziende ancora
operanti nel settore e creare le condizioni affinché si riprenda un trend
positivo dei lavori con conseguente ripresa di vecchie e nuove aziende. “Ho chiesto alla Commissione - spiega l’Eurodeputato - se intende adottare misure che rimettano in moto quelle imprese edili
sane che stanno quotidianamente chiudendo per mancanza di liquidità nonché quali
strategie di rilancio intende la Commissione varare per rilanciare un settore
chiave per la crescita e lo sviluppo. Non possiamo lasciare che le nostre
aziende chiudano, il settore edile, così come tutti gli altri segmenti
economici , non può essere lasciato solo ma ha bisogno di sostegno per
riprendere in maniera costruttiva e duratura le proprie attività. In questo
contesto l’Europa deve intervenire, a mio avviso, in maniera diretta ed
immediata, oltre ai fondi comunitari dedicati, tramite misure ad hoc e
spronando i Governi nazionali a promuovere iniziative volte a sbloccare una
situazione che non può più essere sostenuta se non vogliamo che tutte le nostre
aziende chiudano; parliamo in Italia di piccole e medie se non piccolissime
aziende travolte dallo tsunami della crisi. Partiamo per esempio dall’enorme
patrimonio edilizio già esistente in Italia e caratterizzato da costruzioni di
40 anni di vita dove vive almeno il 55% delle famiglie italiane e che
appartengono all’ormai storico ‘boom edilizio’ del Secondo Dopoguerra,
1946-1971, che necessitano di un’attività di adeguamento a certi parametri
tecnologici da cui oggi non si può più prescindere. Consideriamo poi che risulta
essere necessario avviare opere di riqualificazione dei centri storici, di
manutenzione delle scuole, degli edifici pubblici e delle strutture sanitarie;
inoltre sproniamo la Pubblica Amministrazione a pagare i crediti vantati dalle
aziende; crediti non pagati che risultano essere tra le principali cause che
hanno decretato la crisi nel settore edile insieme alla mancanza di affidamenti
da parte degli istituti di credito. Le soluzioni ci sono e ci vengono proposte
ogni giorno da chi lotta tutti i giorni per tale settore, facciamo in modo che
diventino realtà”.
Un
grido di allarme che segue quello lanciato dagli stessi addetti al settore considerato
che gli investimenti in nuove abitazioni tra 2008 e 2011 sono calati del 35,5
%, quelli in opere pubbliche del 29 % e che dal 2008 a oggi sono andati persi
più di 446 mila posti di lavoro solo nel settore edilizio e che considerando i
settori collegati alle costruzioni si arriva a 690mila, che le imprese fallite
sono più del 23% del totale stimato in quell’anno e che sono oltre 50 i miliardi
di investimento persi negli ultimi cinque anni. In sei anni ben il 26% degli
investimenti è andato perduto a causa di motivazioni note quali la mancanza di
fiducia, la mancanza di crescita, l’indisponibilità economica e la difficoltà
che il settore riscontra nel recupero dei prestiti.
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