L’Eterno provvisorio nel
centro storico di Gambatesa
Nota di Vittorio Venditti
Foto di Salvatore Di Maria
Continua la rassegna di ciò che non va a Gambatesa. Continuando a sparlare del
degrado che si vorrebbe far passare per alti livelli di promozione turistica
paesana, oggi “non perdono e Tocco” quel Castello di Gambatesa poi diventato
possesso esclusivo di chi dice di arrabbiarsi se si parla di ciò che accade nel
paesello. Se dunque c’è chi si infuria per scherzo, io lo faccio per davvero,
atteso che quanto si vede nelle foto che vi ho mostrate non sia degno di un
paese civile, dove si parla di “cultura” ma lo si fa per raggiungere fini non
proprio culturali. Se condizioni meteo eccezionali hanno contribuito a
danneggiare una struttura, non può essere tollerato il lassismo con il quale si
amministra la successiva e necessaria situazione di riparazione dei danni, quale
sia l’entità di questi, chiunque sia il responsabile o il titolare della
proprietà della quale sto trattando. A tal proposito, mi piacerà sapere cosa
pensa della cosa l’architetto Franco Valente, quell’amico di Gambatesa, persona
serissima e capace, persona cui girerò questa farneticazione, sperando in una
sua risposta, . Quanto accadde lo scorso due febbraio, non è più grave di tante
altre eccezionalità che colpiscono periodicamente il nostro territorio. Perché
al castello ci sono ancora le transenne? Perché rendere drammatica una normale
situazione riscontrabile normalmente nel nostro centro storico? Perché tanta
considerazione e lungaggine per il Castello e nulla per esempio nel caso di cui
a queste ultime foto? Quali sono gli interessi nascosti? Chi ne beneficia? Che
deve succedere per tener conto anche degli altri edifici che, abbandonati a sé
stessi, possono arrecare danni ai passanti? Insomma: Chi ci guadagna, rendendo
all’italiana definitivo quest’eterno provvisorio? E per finire: La situazione al
Castello verrà risolta per Pasqua e la prossima stagione, quando (si spera) che
qualche anima santa si ricordi di visitare il nostro maniero, usato come
bandiera culturale, “bandiera” che copre tutt’altro?
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