ARCIDIOCESI CAMPOBASSO-BOJANO
In un contesto storico permeato dalla violenza
della ricchezza e dai soprusi della finta bellezza, un Papa che sceglie il nome Francesco è il segno chiaro
e distinto che, nell’anno della Fede, indetto da Benedetto XVI sotto il soffio
dello Spirito, la Chiesa vuole e deve
tornare alla povertà della kenosis di
Cristo. I gravi , intesi come pesanti, problemi che opprimono l’uomo non sono
imputabili ad una crisi economica, quanto ad una frattura antropologica tra l’uomo e il suo
creatore. La ricchezza, la vanità, l’incoerenza, la corruzione, rappresentano
forme di esasperazione a cui solo la povertà della chiesa può rispondere. Nella
storia della Chiesa non era mai accaduto che un Papa decidesse di prendere su
di sé il fardello e l’eredità lasciata
dal poverello di Assisi. Nel suo testamento la cura per il Creato, per i
piccoli della Terra, per ogni espressione di diversità, sia essa religiosa,
etica o fisiologica e, soprattutto, un vangelo “sine glossa”, senza compromessi. Se questo nuovo Pontefice ha
deciso di assumere il nome
Francesco, tra le lacrime di
commozione e di approvazione di un
popolo di Dio che anela alla semplicità evangelica è perché, senza dubbio, lo
Spirito ha ispirato in lui, fin dalla sua presentazione al conclave, il senso di un terzo millennio ubriaco di
ogni forma di ricchezza che troverà risposta solo nella capacità dell’uomo di
essere testimone di un ritorno ai valori evangelici, senza alcun compromesso.
Francesco I dovrà trovare sostegno in un popolo di Dio
che, come nel periodo in cui Francesco di Assisi visse, si trovava diviso nel
proprio interno, ebbro di lotte e di potere temporale. Nella stessa Chiesa,
divisa tra ricchezza e scandali, Francesco ebbe il coraggio di dare
testimonianza di un indirizzo radicale,
seppur aperto ad ogni possibilità di
dialogo nel mondo.
Ora resta la commozione e lo
stupore di un momento di gioia ma anche di così importante decisione. Lo
spirito che cinquanta anni fa soffiava impetuoso sui padri conciliari, ha oggi confermato la sua
presenza: perché la sposa di Cristo non sarà mai abbandonata alle brame del
tentatore.
Nella divisione l’unione, nella guerra
la pace: Francesco primo incarnerà e assumerà
in sé le ansie, ma anche le preghiere di un popolo di Dio che cerca la luce in un periodo di oscurità.
Ora, dopo l’attesa la conferma: una
Chiesa che avrà una guida certa per rispondere alle provocazioni di una società
che ha dimenticato che la radice dell’esistenza è nella semplicità.
Messaggio
di S.E. Mons. Mariano Crociata - CEI
«Sono a esprimere la gioia e la riconoscenza dell’episcopato e, quindi,
dell’intera Chiesa italiana per l’elezione del Card. Giorgio Mario Bergoglio a Successore
di Pietro.
Nell’emozione di questo momento, sperimentiamo una volta di più la
profondità delle parole di congedo di Benedetto XVI, quando con Guardini ricordava che la Chiesa “non è un’istituzione
escogitata e costruita a tavolino, ma una realtà vivente che vive lungo il
corso del tempo, in divenire, come ogni essere vivente, trasformandosi… eppure che
nella sua natura rimane sempre la stessa, e il suo cuore è Cristo”. Sì, il
mistero della Chiesa - corpo vivo, animato dallo Spirito Santo, che vive
realmente della forza di Dio - costituisce per tutti noi la ragione e la
passione della vita.
Un particolare legame unisce la nostra
Conferenza al Successore di Pietro, Vescovo di Roma e nostro Primate, e ci fa
sentire testimoni privilegiati della missione del Pontefice, nonché destinatari
di una sua premura assidua e di un magistero particolarmente sollecito nei nostri
confronti.
Il nostro Statuto ne parla in termini di “speciale sintonia”, rimandando
a quella collegialità affettiva ed effettiva tra noi Vescovi che ha il suo
perno d’autenticità nella comunione con il Papa; la stessa sintonia, lo stesso
attaccamento alla sede di Pietro, è profondamente avvertito anche da tutte le
componenti del nostro popolo. Come ebbe a dire il nostro Cardinale Presidente in
una delle sue prime prolusioni, “il Papa ci e particolarmente vicino, e noi
siamo con lui una sola voce e un solo cuore”.
A Sua Santità Francesco I, ancora con le ultime parole di Benedetto
XVI, la Chiesa italiana promette già da subito “incondizionata reverenza ed
obbedienza”».
I
frati francescani di Assisi rendono lode a Dio e gioiscono per l'elezione del
Sommo Pontefice Jorge Mario Bergoglio.
La famiglia francescana si stringe al Santo Padre Jorge Mario Bergoglio con sentimenti di gratitudine, sincero affetto e profondo ossequio, promettendo con Francesco obbedienza e riverenza al signor Papa (Rb I).In questo Anno della Fede, nell'accompagnare l'inizio del Suo ministero con la preghiera incessante, spera di accogliere il Sommo Pontefice nei luoghi sacri alla memoria e alla profezia di S. Francesco, strettamente legati alla Sede Apostolica con la Chiesa che è in Assisi retta dal suo Vescovo Domenico Sorrentino. La famiglia francescana in Assisi
Nessun commento:
Posta un commento