domenica 29 gennaio 2012

Campobasso. Sede del Palazzo Arcivescovile. Festa dei giornalisti (24 gennaio San Francesco di Sales)

Campobasso 29 gennaio 2012


Giorno dedicato alla nostra festa.
(24 gennaio San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti).
Sede del  palazzo arcivescovile a Campobasso.

Oltre ai giornalisti, direttori di testate locali e RAI sono presenti il Presidente dell’Ordine del Molise, dott. Antonio Lupo ed il consigliere Segretario Regionale  Nicola Di Pardo che con viva partecipazione hanno accolto l’invito dell’arcivescovo. Entrambi hanno manifestato la volontà di continuare il dialogo sull’ informazione e sulla formazione, basati sulla correttezza  e reciprocità. La tecnologia rappresenta, oggi, più che mai il mezzo per la trasmissione dei contenuti che sono belli e autentici se sono veri, partono dal cuore e al cuore parlano. Cor ad cor loquitur Questo in sostanza è stato il frutto del confronto, un confronto di qualità e di sostanza vera. Come ha sottolineato il Presidente dell’ordine gli -Apostoli sono  perfetti  antesignani del giornalismo-.  La carità intellettuale è la carità motivazionale. La carità si compone della verità. Questi i frutti scaturiti dagli interventi.
Lettera di mons. Giancarlo Bregantini rivolta ai giornalisti.

Carissimo Vescovo Francesco di Sales,
 ti scrivo volentieri, perché sempre mi è piaciuto il tuo stile e la tua forte dolcezza, maturata in ambienti difficili.
Infatti tu, che sei vissuto in un’epoca di grandi contraddizioni (1567- 1622), ci insegni molte cose,  preziosissime, per noi, in questo tempo di crisi. Dalle tue lacrime, anche noi impariamo a scegliere sempre le cose più impegnative, aiutati da una grande fede, che diventa fantasia, per sorreggere l’arte del COMUNICARE, di cui tu, carissimo vescovo, sei vero Maestro.
Questo infatti ti chiediamo di insegnarci: a comunicare, a dare gusto all’arte del giornalismo, a saper fare bene il nostro mestiere. Come hai fatto tu.
E’ bello infatti sapere che poiché la gente non poteva venire in chiesa ad ascoltarti, perché minacciata ed impaurita da tante forze negative, tu non ti sei rassegnato, non hai lasciato perder la tua parola.
Ma hai inventato un altro metodo: se loro non possono venire, sarò io ad andare da loro. Così hai creato un diverso modo di comunicare: non le grandi parate, non le grandi omelie, ma la lettera personalizzata che tu lasciavi dal lattaio o dal birraio, nell’osteria, tra i vicoli e nelle stradine della città, un foglio appeso ai crocicchi della storia.
Come quel Gesù, che proprio nel vangelo di oggi, domenica, vediamo sì cresciuto per trent’anni a Nazaret, un minuscolo paesino, ma poi per la diffusione del Regno di Dio sceglie una città bella,  frequentata da tantissima gente: Cafarnao, incrocio tra due autostrade dell’epoca, quella che scendeva dal nord verso l’Egitto e quella che partendo dalla Siria arrivava al Mare.
Come Gesù, anche tu ci insegni ancora una volta un metodo infallibile: cor ad cor loquitur, una frase che sempre mi ha guidato nell’arte del comunicare. Centrale per un vescovo. Ieri ed oggi. Come è decisiva per ogni giornalista. Con questo motto famoso, anche oggi ci parli e ci dici che realmente entra nel cuore di chi ci ascolta o ci legge solo quello che parte dal nostro cuore. Che solo quanto è rivestito d’amore, quanto ha il sapore della verità amabile, quello solo parla ed incide. E’ la mitezza che vince il mondo, che conquista la terra, come ben dice il Signore Gesù: Beati i miti, perché possederanno la terra. Ora il mite non è colui che si tira indietro. Anzi, è colui che sa e vede le cose. Non fa il buonista, non tace per compromesso. Ma mentre sa, sa anche dirle le cose, le sa non solo descrivere, ma soprattutto “narrare”, raccontare comunicando.
Ora comunicare vuol dire dar voce alla Storia, raccogliere il grido di dolore e di speranza che c’è in ogni cuore ed in ogni evento. Comunicare è dire, donando e rispettando l’autenticità.
Come è vero quanto ci hanno insegnato i grandi giornalisti: “formare informando”. In cammino, per la vita
Allora ogni fatto si riveste di aggettivi pacati, ben misurati, propositivi. E l’aggettivo è come il fiore del campo: anche quando è posto in siti poco soleggiati o impervi, quei fiori sanno dare un tocco di grazia ad ogni zolla di terra. Così il giornalista vero: descrive, facendo compartecipare il suo lettore, con un cuore grande, che infonde fiducia, che sa far venir fuori il bene anche dalla terra più asciutta. E sa dire che ogni evento, anche il più triste può essere messaggio di speranza e di luce.
Certo, come tu hai fatto, questo chiede a noi tanta libertà interiore. Tanta capacità di poter meditare quello che si scrive. E’ il tempo della preparazione, dello studio, della fondazione degli eventi. E’ in fondo il tempo del silenzio, come ci dice il Papa nel messaggio di quest’anno: Silenzio e parola: cammino di evangelizzazione! Con un monito: quando parola e silenzio si escludono a vicenda, la comunicazione si deteriora per stordimento o freddezza. Quando invece si integrano, acquista valore e significato!
A noi giornalisti del Molise (ed oggi, anch’io ho la gioia di appartenervi!), tu ci chiedi tre cose: essere più liberi dentro per non essere schiavi di nessuno ma solo a servizio della verità e del bene, capaci di far rialzare la nostra terra da un clima di acquiescenza passiva che ci avvolge come un torpore.
Ma anche capaci di cogliere il tanto bene che già c’è tra la nostra gente, pronti non solo a denunciare il male ma soprattutto a far germogliare il bello ed il buono, perché diventi vero, in un clima di onestà intellettuale di forte valenza culturale e spirituale.
E infine, ci chiedi di avere reciprocamente più stima, nella linea di quello che san Paolo tante volte ci ha esortato di fare: gareggiare nello stimarci a vicenda!
            Grazie, carissimo Vescovo san Francesco di Sales, del tuo stile; grazie del tuo cuore di amico e grazie della tua parola amabile ma forte che hai sempre avuto. Donala anche a noi, con la tua intercessione, perché siamo certi che solo il cuore parla al cuore…

 Tuo, Vescovo Giancarlo,  a nome di tutti i giornalisti della bella terra del Molise



































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