Messaggio dell’Arcivescovo di Campobasso –Bojano, mons. GianCarlo Bregantini
Il
principio della vita.
"La storia è maestra della vita!”
Domani, in tutto il mondo, si celebra la memoria
della Shoah. E’ il ricordo degli Ebrei, sterminati nei lager nazisti. Una
giornata di preghiera, di riflessione, ma soprattutto di ricordo. Perché mai
più avvengano questi terribili eventi. Un ricordare per non ripetere. Nella
logica della massima di perenne attualità: “La
storia è maestra della vita!”.
Ma la domanda che ancora oggi mi pongo è questa: Come hanno fatto, in Germania, i cattolici e
gli uomini di buona volontà a non accorgersi del pericolo nazista, fin dal suo
inizio?
Le concause, lo sappiamo, sono tante. Ogni libro di
storia le elenca, con precisione. E ci fa bene, oggi, rileggere quelle pagine,
per tenerci sempre vigilanti ed attenti ai piccoli, fragili eventi, che poi, a
loro tempo, diventano terribili e distruttivi. Eppure, c’è stato chi fin
dall’inizio, fin dai primi germogli di male, si è accorto della inconciliabile
posizione di Hitler, rispetto al Cristianesimo e rispetto alla dignità della
persona umana. Uno di questi, che mi piace ora proporre alla vostra
riflessione, di grande fascino nella mia vita, è stato proprio il teologo
evangelico Dietrich Bonhoeffer. Sono
uscite in questi giorni una serie di lettere che scrisse ad un suo amico
carissimo. Sono un documento prezioso per cogliere il suo cuore vigile, ben
preparato nella fede, attento al nuovo. Ha saputo accorgersi, fin dall’inizio,
del veleno che certe piante contengono. Ha distinto i germogli! Ed ha
combattuto la zizzania, puntando sul grano buono. Confida già nel 1935, a soli 29 anni,
mentre è in Inghilterra per svolgere il suo primo ministero di pastore,
all’amico Ernest Cromwell, un ragazzo di padre ebreo e di madre luterana: “Devo tornare in Germania, alla luce delle
decisioni politiche più recenti; talvolta il mio cuore sobbalza al pensiero di
cosa mi attende, ma i bisogni della Chiesa sono così urgenti, che non esiste
altro modo di fare!”.
Da cosa ricava la sua forza, il teologo? Con quali
strumenti riesce a cogliere subito la pericolosità di Hitler? Certamente dalla
sua grande fede in Cristo Gesù, che è il cuore della sua riflessione teologica
e spirituale. Scrive infatti, con chiarezza: “Ciò che preoccupa senza posa è
la questione di che cosa sia veramente per noi il cristianesimo o anche chi sia
Cristo oggi!”.
Intuisce infatti, come altri martiri lungo la storia
della chiesa, che Cristo è la certezza della verità, poiché Lui è Via, verità e vita! Cristo è la
chiarezza, per cui tu, credendo in lui, senti che il tuo cuore si purifica e i
tuoi occhi si fanno limpidi, per discernere chi è dalla parte della vita e
dell’uomo, oppure chi si fa, lentamente ma inesorabilmente, dittatore, capace
di togliere la libertà. Già Pietro, diceva, con forza: “E’ meglio obbedire a Dio che agli uomini!”.
Bonhoeffer lo sentiva chiaro, ancora nel 1935: “Ho l’impressione che il cammino che sto
prendendo mi condurrà ad avere seri problemi”. Eppure, non demorde, non
torna indietro. Anzi, inaugura quella stagione di speranza che oggi, in questa
ricorrenza, assume un rinnovato vigore: la Resistenza ! Cioè la
capacità di resistere al male, di porre un argine a chi vuole schiacciare la
libertà e la giustizia.
Ma non combatte da solo. Viene mandato nel nord
della Germania, per dirigere un seminario specifico, all’interno della Chiesa
Confessante (Bekennende Kirche), che lui ha rinvigorito, quella chiesa cioè che
raccoglie un vasto gruppo di Luterani, che si oppongono alla dittatura
crescente di Hitler. Una chiesa che si schiera, però, ben presto, contro la
chiesa che invece di fatto sostiene la dittatura (Deutsche Christen). Qui,
scrive un libretto delizioso, che tante volte ho letto e riletto: La vita comune. Sostiene che se si sta
insieme, non è per pura simpatia umana, ma per un impulso dello Spirito. Cioè,
una chiamata, una forza. Quella energia spirituale ed ecclesiale, che ci
permette, stando uniti, di resistere al male.
Pagherà con la morte la sua opposizione ad Hitler,
venendo impiccato il 9
aprile 19 45, cioè pochi giorni prima della conclusione della
guerra. Ma anche in quel momento rivela tutta la sua forza di fede. Le sue
ultime parole, infatti, sono: “Questa è
la fine. Per me, il principio della vita!”. Vi lascio un’altra espressione
del suo epistolario, come capacità di far germogliare la speranza anche davanti
a queste tragedie della storia di ieri e della violenza della crisi, oggi: “Non c’è verità senza amore. L’odio
stravolge la verità in falsità. La falsità cambia l’amore in odio. Lo sappiamo
da colui che ha promesso che sarebbe stato sempre con noi, Cristo Gesù, che noi
confessiamo, proprio lui che ha vissuto in mezzo ad un mondo di terribili
manipolazione, fatto di falsità, ingiustizia e negazione della misericordia”. »
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