martedì 28 gennaio 2014

ASSEMBLEA GENERALE DELLA CEI

Campobasso 28 gennaio 2014


 Il cristiano è uomo di gioia. Il kerygma lo rende fiducioso nel Vangelo. Il Presidente card. Bagnasco pone questo "postulato"  nella sua prolusione  all'Assemblea generale della CEI. Ribadendo le parole di Papa Francesco il presule  tiene a sottolineare l'importanza dell'essere testimoni di una gioia  che nasce dalla  fede il Gesù.  Contro la "tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo ed avaro"  (Evangelii Gaudium) “i pastori devono sentirsi particolarmente vicini alla  gente che soffre ogni giorno, "che potesse ascoltare una parola di prossimità".  La foresta buona e silenziosa dei figli di Dio, nella metafora di Bagnasco, spesso è soffocata  "dagli alberi che cadono rumorosi".  L’Alto Prelato ricorda la radice profonda della religiosità italiana che  ha ispirato la "devozione popolare, segno di un sentire religioso diffuso che è vero patrimonio del nostro paese". (Prolusione 3) Un richiamo che, mi si lasci passare, anche il popolo molisano dovrebbe  assorbire, un popolo da sempre legato alla devozione popolare che si manifesta nelle  variopinte e significative tradizioni  religiose. In una società sempre più marchiata da una secolarizzazione in atto, a cui l'uomo spesso non riesce a dare risposta, bisogna rispondere e  "ripetere al mondo moderno che Dio c'entra  con la nostra vita, non è lontano e indifferente", come  vuol farci credere una esasperato cultura dell'egoismo messa in atto dalle dinamiche consumiste.  La profezia laica hobbesiana, di un mondo in cui è  in atto un "Bellum omnium contra omnes” (la guerra di tutti contro tutti) si è realizzata con il passare dei secoli, in virtù di una chiusura nel privato. Bagnasco riafferma l'importanza della cultura del "Noi" con un assioma semplice ma significativo: "Se  Dio c'entra con la vita di ciascuno, infatti, allora ognuno c'entra con la vita degli altri", capovolgendo il sistema di chiusura e di solipsismo costruito dalla  tecnocrazia. IL cristiano  deve farsi prossimo, deve superare ogni forma di intolleranza e  aspirare alla giustizia affinché cresca la pace. 
Quest'anno Campobasso è la città della Pace, iniziata con la marcia del 31 dicembre – ribadisce il presule Bregantini da Roma mentre partecipa all’Assemblea della  CEI -un segno che la  regione deve  prendere con entusiasmo per sentirsi luce in questo anno e per i prossimi a venire. Il richiamo del Presidente della CEI – ha soggiunto Bregantini – ai  mali del nostro periodo è lucido: il superamento dell'intolleranza, la volontà della ricerca dell'integrazione, l'abbandono della strada disumana della violenza e delle persecuzioni”. E' il "Noi" che può "capovolgere  anche il modo di fare economia e finanza, politica e lavoro... perché non è più l' iperindividualismo a dettare legge, l'io con  la sua vanità e i suoi egoismi".  Parole dure, pronunciate per denunciare una situazione  di un "io ipertrofico e un noi impoverito". La chiesa deve andare oltre lo "strano paradosso" della post-modernità: "quanto più si parla di società e di bene comune...tanto più si rivela arrogante il disegno oscuro di omologare tutto e tutti, quasi di azzerare di fatto le identità e le culture" ( Prolusione, 5) IL cristiano, sembra riaffermare continuamente Bagnasco  deve ricentrare tutto nel Mistero  di Cristo e nel Kerygma, riproposto  e ripreso in ogni luogo, soprattutto nel modello di una educazione scolastica che risulta sempre più appiattita e svuotata di senso. L'attenzione verso il fenomeno educativo - afferma il Presidente della CEI - si rivela nel "compito affascinante di insegnare e di educare al contempo" che è spesso dimenticato nel nostro tempo. LA logica che dimentica la libertà è educativa dei genitori ne è un chiaro segnale.   Nell'ultimo paragrafo una sferzata  al sistema sociale italiano.  "L'Italia non è una palude fangosa dove tutto è insidia, sospetto, raggiro e corruzione." Il presule invita a reagire contro questo disegno, definito " quasi demoniaco" che alimenta lo smarrimento e la fiducia. La logica del "noi" è importante per essere uomini di speranza, rendendosi prossimi ai senza lavoro, ai giovani. E allo Stato Bagnasco rivolge un messaggio chiaro "quale progetto di vita è possibile per le giovani generazioni?" Mentre la classe politica impiega ( o spreca) il suo tempo sul dibattito della riforma dello stato  la gente sente più bruciante sulla sua pelle il dramma del lavoro, e la voce di  Bagnasco si alza forte: "la povertà è reale". Un altro appello è sulla situazione insostenibile delle carceri italiane per arrivare ad un concetto di dignità del sistema  carcerario, per poi concludere con un richiamo al prossimo  sinodo  dedicato alla famiglia. Interessante il richiamo alla "partecipazione attiva alla vita comunitaria, così che nessuno sia preda della solitudine e, soprattutto non senta di essere superfluo". In una società dove tutto è fragile bisogna  affermare una politica più incisiva anche in ordine alla natalità.  Dunque una prolusione densa di spunti di riflessione, che ribadisce , in un certo senso dilata, le parole di Papa Francesco sulla "prossimità " e sul senso del  "noi" come risposta ad una  pseudo cultura dell'egocentrismo e della chiusura. 

Nessun commento:

Posta un commento