Il cristiano è uomo di gioia. Il kerygma
lo rende fiducioso nel Vangelo. Il Presidente card. Bagnasco pone questo
"postulato" nella sua
prolusione all'Assemblea generale della
CEI. Ribadendo le parole di Papa Francesco il presule tiene a sottolineare l'importanza dell'essere
testimoni di una gioia che nasce
dalla fede il Gesù. Contro la "tristezza individualista che
scaturisce dal cuore comodo ed avaro"
(Evangelii Gaudium) “i pastori
devono sentirsi particolarmente vicini alla
gente che soffre ogni giorno, "che potesse ascoltare una parola di
prossimità". La foresta buona e
silenziosa dei figli di Dio, nella metafora di Bagnasco, spesso è
soffocata "dagli alberi che cadono
rumorosi". L’Alto Prelato ricorda la
radice profonda della religiosità italiana che
ha ispirato la "devozione popolare, segno di un sentire religioso
diffuso che è vero patrimonio del nostro paese". (Prolusione 3) Un
richiamo che, mi si lasci passare, anche il popolo molisano dovrebbe assorbire, un popolo da sempre legato alla
devozione popolare che si manifesta nelle
variopinte e significative tradizioni
religiose. In una società sempre più marchiata da una secolarizzazione
in atto, a cui l'uomo spesso non riesce a dare risposta, bisogna rispondere
e "ripetere al mondo moderno che
Dio c'entra con la nostra vita, non è
lontano e indifferente", come vuol
farci credere una esasperato cultura dell'egoismo messa in atto dalle dinamiche
consumiste. La profezia laica hobbesiana, di un mondo in cui è in atto un "Bellum omnium contra omnes” (la guerra di tutti contro tutti) si è
realizzata con il passare dei secoli, in virtù di una chiusura nel privato.
Bagnasco riafferma l'importanza della
cultura del "Noi" con un assioma semplice ma significativo:
"Se Dio c'entra con la vita di
ciascuno, infatti, allora ognuno c'entra con la vita degli altri",
capovolgendo il sistema di chiusura e di solipsismo costruito dalla tecnocrazia. IL cristiano deve farsi prossimo, deve superare ogni forma
di intolleranza e aspirare alla
giustizia affinché cresca la pace.
“Quest'anno
Campobasso è la città della Pace, iniziata con la marcia del 31 dicembre –
ribadisce il presule Bregantini da Roma mentre partecipa all’Assemblea
della CEI -un segno che la regione deve
prendere con entusiasmo per sentirsi luce in questo anno e per i
prossimi a venire. Il richiamo del Presidente della CEI – ha soggiunto
Bregantini – ai mali del nostro periodo
è lucido: il superamento dell'intolleranza, la volontà della ricerca
dell'integrazione, l'abbandono della strada disumana della violenza e delle
persecuzioni”. E' il "Noi" che può "capovolgere anche il modo di fare economia e finanza,
politica e lavoro... perché non è più l' iperindividualismo a dettare legge,
l'io con la sua vanità e i suoi
egoismi". Parole dure, pronunciate
per denunciare una situazione di un
"io ipertrofico e un noi impoverito". La chiesa deve andare oltre lo
"strano paradosso" della post-modernità: "quanto più si parla di
società e di bene comune...tanto più si rivela arrogante il disegno oscuro di
omologare tutto e tutti, quasi di azzerare di fatto le identità e le
culture" ( Prolusione, 5) IL cristiano, sembra riaffermare continuamente
Bagnasco deve ricentrare tutto nel
Mistero di Cristo e nel Kerygma, riproposto e ripreso in ogni luogo, soprattutto nel
modello di una educazione scolastica che risulta sempre più appiattita e
svuotata di senso. L'attenzione verso il fenomeno educativo - afferma il
Presidente della CEI - si rivela nel "compito affascinante di insegnare e
di educare al contempo" che è spesso dimenticato nel nostro tempo. LA
logica che dimentica la libertà è educativa dei genitori ne è un chiaro
segnale. Nell'ultimo paragrafo una
sferzata al sistema sociale
italiano. "L'Italia non è una palude fangosa dove tutto è insidia, sospetto,
raggiro e corruzione." Il presule invita a reagire contro questo
disegno, definito " quasi demoniaco" che alimenta lo smarrimento e la
fiducia. La logica del "noi" è importante per essere uomini di speranza,
rendendosi prossimi ai senza lavoro, ai giovani. E allo Stato Bagnasco rivolge
un messaggio chiaro "quale progetto di vita è possibile per le giovani
generazioni?" Mentre la classe politica impiega ( o spreca) il suo tempo
sul dibattito della riforma dello stato
la gente sente più bruciante sulla sua pelle il dramma del lavoro, e la
voce di Bagnasco si alza forte: "la povertà è reale". Un
altro appello è sulla situazione insostenibile delle carceri italiane per
arrivare ad un concetto di dignità del sistema
carcerario, per poi concludere con un richiamo al prossimo sinodo
dedicato alla famiglia. Interessante il richiamo alla
"partecipazione attiva alla vita comunitaria, così che nessuno sia preda
della solitudine e, soprattutto non senta di essere superfluo". In una
società dove tutto è fragile bisogna
affermare una politica più incisiva anche in ordine alla natalità. Dunque una prolusione densa di spunti di
riflessione, che ribadisce , in un certo senso dilata, le parole di Papa
Francesco sulla "prossimità " e sul senso del "noi" come risposta ad una pseudo cultura
dell'egocentrismo e della chiusura.
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