A seguito dell'ultima barbara uccisione di un orso
bruno marsicano, abbiamo inviato la seguente nota al ministro per l'Ambiente e
ai componenti le Commissioni parlamentari permanenti in materia di Ambiente e
Territorio
La Società di storia della fauna “Giuseppe Altobello” ha promosso un appello, lo scorso mese di gennaio, a favore di più incisive forme di tutela per la salvaguardia dell’orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus Altobello,1921) sottospecie endemica presente nell’Appennino centrale con una popolazione totale che non supera i 50 individui.
In particolare la Società ha rilevato come, ad oggi, non sia stata ancora realizzata, ad esempio, una banca del seme, passo quasi obbligato in tutti i casi in cui si ha a che fare con una specie o sottospecie la cui consistenza numerica è al di sotto della soglia minima di vitalità nel medio-lungo periodo.
Così come appare un’occasione mancata aver ospitato per anni esemplari di entrambi i sessi, nelle strutture del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise senza aver tentato, e soprattutto favorito, la loro riproduzione, al fine di creare un serbatoio genetico “ex situ” che potrebbe rivelarsi di cruciale importanza sia per il mantenimento di variabilità genetica che per eventuali progetti di reintroduzione.
Il conservation breeding di cui la Società propone di valutare, sotto il profilo tecnico e scientifico, la percorribilità, potrebbe rappresentare l’unica strada per favorire la necessaria espansione dell’orso bruno marsicano al di fuori dell’area di diffusione primaria (PNALM).
È infatti accertato che, negli ultimi quarant’anni, vi siano solo due segnalazioni di femmine al di fuori della core area ed è scontato che, senza riproduttrici, i maschi di orso in dispersione in Appennino non hanno alcuna possibilità di rendere stabile una eventuale colonizzazione.
L’ipotesi da noi avanzata sta riscuotendo un concreto consenso non solo nell’opinione pubblica ma anche nel mondo della ricerca e dell’associazionismo, anche fuori dai confini nazionali.
Oggi, di fronte agli ultimi criminali attacchi alla fauna protetta, si rende quanto mai necessario elaborare rapidamente strategie che consentano, nella malaugurata ipotesi di un eventuale crollo della popolazione, una teorica possibilità di recupero.
Ciò appare fondamentale non solo nell’interesse della conservazione della biodiversità, ma anche perché solo il particolare, endemico orso marsicano può fungere da simbolo e veicolo per un modello di sviluppo sociale dell’Appennino centrale che sia incentrato su una sostenibile gestione dell’ambiente e della biodiversità, all’interno e all’esterno delle aree protette.
Pur perfettamente consapevoli delle difficoltà operative che un intervento del genere porrebbe sul tappeto, riteniamo però non più procrastinabile una sua attenta valutazione
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