mercoledì 10 luglio 2013

La Confcommercio Molise lancia le sue proposte di modifica alla legge sul commercio

Campobasso 10 luglio 2013

I miglioramenti sono stati proposti durante l’ultima seduta della seconda commissione consiliare

La Confcommercio Molise, nell’ambito del dibattito sulle modifiche da apportare alla legge sul commercio, ha elaborato una serie di proposte che, a parere dell’associazione, potrebbero portare ad un sistema virtuoso in materia di controlli, incentivi e accrescimento della qualità dei prodotti e servizi offerti dagli imprenditori molisani. Tali proposte, tra l’altro, sono state fatte presenti durante l’ultima riunione della seconda commissione consiliare.
Un primo punto sul quale è stata posta l’attenzione, ha riguardato le attività già esistenti, che a parere del sindacato vanno aiutate a consolidare la propria posizione sul mercato per oltrepassare la crisi.
“Intendiamo dire che, mentre ci si preoccupa - e giustamente - di prevedere incentivi economici per chi mette in piedi un’ attività ex novo, spesso gli esercizi già operativi soffrono per la mancanza delle stesse possibilità”, ha chiarito il presidente Paolo Spina, aggiungendo: “In questo senso, prevedere un sistema premiale - ovviamente destinato a chi ha dimostrato di saper fare commercio e di non avere cercato, pur patendo le conseguenze della recessione, comode scorciatoie - crediamo sarebbe un dovere delle istituzioni, per dimostrare che gli sforzi dei nostri imprenditori vengono tenuti nella giusta considerazione”.
Altro aspetto che, a parere della Confcommercio, riveste importanza, riguarda i controlli sugli agriturismi, che al momento vengono effettuati in maniera troppo blanda per consentire di mettere in luce eventuali violazioni alla normativa in materia. “I controlli andrebbero intensificati, per impedire che attività di ristorazione vengano tenute in piedi con la “maschera” di attività di agriturismo, godendo così delle stesse agevolazioni previste dalla legge solo nel secondo caso”, ha spiegato Spina.
Accanto al problema dei “finti” agriturismi è stato segnalato quello delle finte associazioni culturali che, da un lato, godono del beneficio di non pagare le tasse, mentre dall’altro fanno vera e propria attività imprenditoriale, sempre nel settore della ristorazione.
“A farne le spese, anche in questo caso, sono gli imprenditori seri, che ogni giorno sono costretti a sacrifici enormi per portare avanti l’attività. Spesso, chi rispetta la legge non riesce a reggere al peso delle tasse, che aggiungendosi agli esborsi necessari per condurre un ristorante, determina la resa di molti imprenditori”, continua Spina.
La Confcommercio ha poi rilanciato alcuni temi quali la possibilità di puntare sul turismo sportivo,  sull’internazionalizzazione dei prodotti agroalimentari, sulla riqualificazione urbana. Obiettivo, quest’ultimo, perseguito tramite il progetto UrbanPro, del quale la Confcommercio si è fatta promotrice per giungere, assieme ai rappresentanti delle associazioni che aderiscono al progetto stesso - Confcommercio nazionale e locale, Unioncamere, Ance e Consiglio nazionale degli architetti – a forme di incentivazione e sostegno economico per i programmi che mirano alla crescita dei territori e delle imprese, tramite la valorizzazione e il recupero degli spazi pubblici e del patrimonio immobiliare urbano.
Infine, altro problema che è particolarmente sentito nel mondo del commercio e sul quale Confcommercio non poteva non dire la sua, è quello relativo agli orari degli esercizi di commercio al dettaglio. “Dopo un’osservazione attenta della realtà e l’ascolto dei rappresentanti del mondo produttivo, abbiamo proposto in totale 35 giornate di chiusura di cui 28 su base regionale e 7 definite dai singoli comuni. Infatti riteniamo che in fase di prima individuazione del numero di giornate festive, bisogna necessariamente, viste le ridotte dimensioni regionali e la profonda interdipendenza tra i territori, pensare ad una ampia base di domeniche e festività di apertura uguali su tutto il territorio regionale, che noi suggeriamo in 28, ma che non è un limite ovviamente da considerare rigido. Altre 7 potrebbero essere decise a discrezione dai singoli comuni. In ogni caso va evitata una parcellizzazione e una frammentazione delle aperture festive e domenicali, che potrebbero portare a fenomeni, del tutto insani economicamente, di concorrenza sleale tra singoli comuni, di cannibalizzazione commerciale e di spostamento innaturale dei flussi di consumi”, ha concluso Spina.
                                               

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