I miglioramenti sono stati proposti durante l’ultima seduta della seconda commissione consiliare
La Confcommercio Molise, nell’ambito del dibattito sulle
modifiche da apportare alla legge sul commercio, ha elaborato una serie di
proposte che, a parere dell’associazione, potrebbero portare ad un sistema
virtuoso in materia di controlli, incentivi e accrescimento della qualità dei
prodotti e servizi offerti dagli imprenditori molisani. Tali proposte, tra
l’altro, sono state fatte presenti durante l’ultima riunione della seconda
commissione consiliare.
Un primo punto sul quale è stata posta l’attenzione, ha
riguardato le attività già esistenti,
che a parere del sindacato vanno aiutate a consolidare la propria posizione sul
mercato per oltrepassare la crisi.
“Intendiamo dire che, mentre ci si preoccupa - e
giustamente - di prevedere incentivi economici per chi mette in piedi un’
attività ex novo, spesso gli esercizi
già operativi soffrono per la mancanza delle stesse possibilità”, ha chiarito
il presidente Paolo Spina, aggiungendo: “In questo senso, prevedere un sistema
premiale - ovviamente destinato a chi ha dimostrato di saper fare commercio e
di non avere cercato, pur patendo le conseguenze della recessione, comode
scorciatoie - crediamo sarebbe un dovere delle istituzioni, per dimostrare che
gli sforzi dei nostri imprenditori vengono tenuti nella giusta considerazione”.
Altro aspetto che, a parere della Confcommercio, riveste importanza,
riguarda i controlli sugli agriturismi,
che al momento vengono effettuati in maniera troppo blanda per consentire di
mettere in luce eventuali violazioni alla normativa in materia. “I controlli
andrebbero intensificati, per impedire che attività di ristorazione vengano
tenute in piedi con la “maschera” di attività di agriturismo, godendo così delle
stesse agevolazioni previste dalla legge solo nel secondo caso”, ha spiegato
Spina.
Accanto al problema dei “finti” agriturismi è stato
segnalato quello delle finte
associazioni culturali che, da
un lato, godono del beneficio di non pagare le tasse, mentre dall’altro fanno
vera e propria attività imprenditoriale, sempre nel settore della ristorazione.
“A
farne le spese, anche in questo caso, sono gli imprenditori seri, che ogni
giorno sono costretti a sacrifici enormi per portare avanti l’attività. Spesso,
chi rispetta la legge non riesce a reggere al peso delle tasse, che
aggiungendosi agli esborsi necessari per condurre un ristorante, determina la
resa di molti imprenditori”, continua Spina.
La Confcommercio ha poi
rilanciato alcuni temi quali la possibilità di puntare sul turismo sportivo, sull’internazionalizzazione dei prodotti
agroalimentari, sulla riqualificazione
urbana. Obiettivo, quest’ultimo, perseguito tramite il progetto UrbanPro,
del quale la Confcommercio si è fatta promotrice per giungere, assieme ai rappresentanti delle associazioni che aderiscono al
progetto stesso - Confcommercio nazionale e locale, Unioncamere, Ance e
Consiglio nazionale degli architetti – a forme di incentivazione e sostegno
economico per i programmi che mirano alla crescita dei territori e delle
imprese, tramite la valorizzazione e il recupero degli spazi pubblici e del
patrimonio immobiliare urbano.
Infine, altro problema che è
particolarmente sentito nel mondo del commercio e sul quale Confcommercio non
poteva non dire la sua, è quello relativo agli orari degli esercizi di commercio al dettaglio. “Dopo
un’osservazione attenta della realtà e l’ascolto dei rappresentanti del mondo
produttivo, abbiamo proposto in totale 35 giornate di chiusura di cui 28 su
base regionale e 7 definite dai singoli comuni. Infatti riteniamo che in fase
di prima individuazione del numero di giornate festive, bisogna
necessariamente, viste le ridotte dimensioni regionali e la profonda
interdipendenza tra i territori, pensare ad una ampia base di domeniche e
festività di apertura uguali su tutto
il territorio regionale, che noi suggeriamo in 28, ma che non è un
limite ovviamente da considerare rigido. Altre 7 potrebbero essere decise a
discrezione dai singoli comuni. In ogni caso va evitata una parcellizzazione e
una frammentazione delle aperture festive e domenicali, che potrebbero portare
a fenomeni, del tutto insani economicamente, di concorrenza sleale tra singoli
comuni, di cannibalizzazione commerciale e di spostamento innaturale dei flussi
di consumi”, ha concluso Spina.
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