giovedì 11 luglio 2013

VILLAGGIO SAN GIULIANO DI PUGLIA (CB)

Campobasso 11 luglio 2013









di Michele Iorio



Sono certo che ogni molisano, come ritengo tutti coloro i quali sono stati fruitori delle immagini e del forte messaggio lanciato da Papa Francesco a Lampedusa, si sia sentito coinvolto in un percorso di accoglienza e di disponibilità all’aiuto di chi lascia la propria terra per emergenze riguardanti guerre, persecuzioni e crisi economiche. Un coinvolgimento che per noi molisani è naturale ed obbligato, vista la nostra tradizionale cultura di accoglienza e di solidarietà a chi è in difficoltà. Condizione dimostrata in tante occasioni e in ultimo, in particolare, nell’emergenza profughi del 2010. Tali considerazioni sono necessarie a sostenere un rilievo che non posso non fare a riguardo della visita del Capo della Protezione Civile Nazionale, Prefetto Franco Gabrielli, fatta ieri in Molise a Bonefro. Lo stesso Prefetto, vedo e leggo dagli organi di informazione, ha detto che quel villaggio provvisorio per accogliere i terremotati di San Giuliano di Puglia è completamente idoneo ad ospitare un campo profughi e tale condizione lo sottrarrebbe alla possibilità di divenire “ricettacolo di ogni umanità disperata”. Tutto questo plaudendo all’asserita volontà del Ministero dell’Interno, e del Dipartimento competente, di trasformare il villaggio in un centro di accoglienza profughi in piena regola che porterebbe “grandi benefici al territorio”. Ora tutto questo accade senza ascoltare cosa vuole, cosa chiede, cosa si aspetta il territorio da quel villaggio, che ricordo, è costato agli italiani oltre 35 milioni di euro. Negli scorsi anni avevamo immaginato vari utilizzi di quella straordinaria struttura,  che andavano area per insediare centri universitari, a luogo in cui svolgere attività di eccellenza nel campo della ricerca e della formazione, con particolare riferimento alla prevenzione dei rischi e alla protezione civile. Ma si era parlato anche di un impegno del CONI per iniziative nel campo sportivo. Tante ipotesi su cui ci si era lungamente confrontati con i diversi livelli istituzionali e le singole forze politiche per evitare utilizzi sminuenti la struttura e quanto essa è costata a ogni italiano. Oggi invece, all’improvviso, pare si decida unilateralmente una destinazione senza ascoltare nessuno, senza creare un dibattito tra le varie forze politiche della regione, senza capire se il territorio è pronto a questo utilizzo, se intende percorrere tale strada e in che modo. Non è in discussione la solidarietà, che non è un punto di arrivo ma un presupposto della molisanità, è da chiarire il diritto dei molisani di decidere il proprio futuro e di capire la portata di una scelta da loro non compiuta e quanto essa possa portare conseguenze sulla crescita e sullo sviluppo a cui anelano e per cui, con tanti sacrifici, si stanno impegnando. A me sembra che in questa regione la politica abbia abdicato al suo ruolo di ragionare, di confrontarsi e di capire se e come bisogna fare sacrifici, se e come bisogna opporsi a delle ipotesi non condivise, se e come si voglia essere protagonisti del proprio domani. Il silenzio e la rassegnata accettazione di tutto ciò che accade, rappresenta una lenta agonia di un territorio a cui non possiamo rassegnarci. Dobbiamo essere artefici del nostro destino, dobbiamo avere il coraggio e la dignità di discutere con ogni interlocutore a testa alta e schiena dritta. Sappiamo bene cos’è la solidarietà e l’accoglienza, ma dobbiamo capire come esse si declinano nel concreto e quali altre emergenze potrebbero crearsi senza una opportuna ponderazione di ciò che si va a realizzare. Mi auguro che si sviluppi un dibattito in tal proposito. Spero che la politica si svegli e capisca che non è tempo di tepori post elezioni, di dibattiti di un “faremo e diremo” senza tempo e luogo. Questa terra non può rassegnarci ad un declino inesorabile. I problemi non si risolvono passando mesi a fare tavoli, a ridistribuire deleghe, a fare convegni e dibattiti relativi a strutturazioni di  posizioni politiche singole e collettive. Stiamo perdendo filiere produttive storiche del Molise, Solagrital, zuccherificio, ittierre. Nessuno dice nulla, tutti affaccendati in altri temi. Persino i grillini sono silenti. Come se non li interessasse nulla, se non l’aver dovuto rinunciare a qualche migliaio di ero di indennità. Per il resto tutti zitti.

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