Bojano. Il vescovo
Bregantini in visita alla Solagrital di Bojano.
Non una visita amministrativa né
tecnica quella dell’arcivescovo di Campobasso-Bojano , mons. GianCarlo
Bregantini . La visita all’azienda, programmata nell’ ambito della visita Pastorale nell’area matesina a Monteverde frazione di Bojano, è stata una visita di
speranza e dialogo, conforto e confronto.
Accompagnato dal parroco di Monteverde, don Adriano Cifelli, il vescovo è stato accolto questa
mattina con attenzione paterna dal
direttore dell’azienda Angelo Giallorenzo e da
un gruppo di lavoratori della varie categorie, da quella avicola a
quella dei trasporti, in sofferenza per il momento di crisi ed in special modo
per la situazione di staticità , comune a tutti i settori, in cui versa
l’intera produzione. “Quando sono debole è allora che sono forte”! E’ questo
“Il volto di speranza da tracciare per il Matese” nella parola
incisiva di conforto del pastore Bregantini e Presidente della CEI
per la commissione Lavoro, Giustizia e Pace. “Le lacrime possono diventare un
coagulo di speranza”- ha soggiunto.
Di speranza è stato infatti l’incontro tra
il direttore ed il vescovo nel dialogo durato 45 minuti, alla presenza dei
parroci don Adriano Cifelli e di don
Rocco di Filippo, arciprete della Cattedrale di Bojano e della delegazione
della stampa diocesana. Presenti anche
molti dipendenti e rappresentanti
sindacali ad ascoltare in silenzioso
rispetto le parole di coraggio dell’arcivescovo e le parole chiare del direttore intrise di commozione e di
“santo realismo”. Qualche lacrima dovuta al
peso sofferto e ad un atto liberatorio nel descrivere la “storia” di
un’azienda che vorrebbe vedere la risoluzione
nell’aspetto economico sì, ma anche di sperare in un intervento strutturale efficace. Il recupero della fiducia, l’impegno,
l’abnegazione e la professionalità – le
priorità espresse nelle commosse
parole del direttore.
Ma soprattutto un
appello culturale per riportare alla luce un’ azienda molisana qualificata e
che è stata oggetto di strumentalizzazioni mediatiche che hanno evidenziato
solo parole di pessimismo in un ambiente saturo di problemi. “Non si può, non
si deve, non ci è consentito – ha
soggiunto Giallorenzo – tutti insieme dobbiamo traghettare perché la preoccupazione per il futuro è di
tutti anche se complessa nei vari comparti . Bisogna ripartire dal cuore
dell’azienda, grazie anche agli
interventi economici di sostegno da parte dell’istituzione regionale, ma noi
abbiamo il primario compito di accompagnare e monitorare quotidianamente,
la produzione, nell’impegno dei tanti
volti che sono il riflesso dei principi
non negoziabili: etica, lavoro e credibilità”.
L’esperienza che abbiamo vissuto
in questa giornata – ha concluso
l’arcivescovo - ci dice di due doni: la ringraziamo per averci ricevuti,
l’onestà e la chiarezza. La complessità e la profondità con cui affrontarli. E mi piace sintetizzare la vicenda di questa
azienda presente sul territorio da circa quarant’anni attraverso tre sentieri :
La gratitudine che questa azienda merita per
essere riuscita a traghettare nonostante le difficoltà finanziarie.
Il grande
legame tra questa sede ed il territorio. Questa azienda è fulcro di legame
indispensabile per il territorio.
E a noi come sacerdoti serva per comprendere
che questi problemi hanno il loro riflesso nelle famiglie.
Le modalità risolutive .Più volte ho mediato con
i fratelli Veronesi.
La chiave risolutiva può venire
da un sano dialogo e preghiera costante.
Dopo il confronto, l’arcivescovo
Bregantini e i due parroci sono stati guidati nel comparto della produzione per l’osservazione del processo di
lavorazione.
La speranza è quella di un
traghettamento completo e concreto. I lavoratori non si accaniscano sugli
ammortizzatori – nel discorso conclusivo del direttore - un paracadute che può
salvare, ma non certo può liberare se non ci sono prospettive di rimettere in
loco tutta la catena di produzione. Lo scenario può cambiare se ciascuno con
consapevolezza può spezzare la propria lancia offrendo una soluzione vivibile
per tutti.
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