Nel
tiepido pomeriggio del 20 febbraio 2013 nella sala CONI di Campobasso si è
tenuto l'annunciato incontro sul tema "allenare, educare, dare speranza". Di
notevole pregio gli interventi di ciascuno dei relatori, che hanno saputo con
magistrale sapienza illuminare la platea e riempire di contenuto lessemi freddi
ed abusati e categorie concettuali cui si ricorre con troppa facilità quali
allenare, educare e dare speranza. L'ordine col quale vengono citati detti
termini non è casuale. Nello specifico le istituzioni e le società sportive
unitamente ai tecnici hanno l'annoso compito di selezionare e formare. difatti
il prof. Leone ha costruito l'impianto semantico della sua relazione
sull'importanza delle regole, dei tempi e dello spazio. Funzione primaria dello
sport è favorire la crescita del singolo e non si cresce se non ci si conosce e
se non si impara a rispettare le regole. Dunque obiettivo prioritario di un
atleta non deve essere la coppa o il risultato da sballo, bensì riuscire ad
inserirsi in un gruppo, in un gruppo poi nel quale non emergere non deve essere
motivo di onta, ma stimolo per migliorarsi ed emulare chi ha talento e riesce a
centrare gli obiettivi prefissati. Ed accanto all'ossequioso rispetto delle
norme vanno curati i tempi di ciascuno. Maturare non solo a livello agonistico è
un processo lungo, non macchinoso, ma complesso, non frutto di un algoritmo, né
incrocio di dati all'esito di ricerche scientifiche; esso si perfeziona in
relazione alle diverse potenzialità dei vari individui, alla sensibilità degli
stessi ed alle risposte dei loro organismi. Lo sport dunque è ginnasio per
temprare il carattere. Il susseguirsi di sconfitte non è la summa dell'anatema
del rivale, ma una fase fisiologica che sovente costituisce trampolino di lancio
per mete prestigiose. E ora veniamo agli spazi. Il nostro atleta tipo oltre ad
aver imparato a rispettare le regole ed a aver individuato le proprie attitudini
nel tempo deve gestire il rapporto con lo spazio. Qualunque attività fisica
richiede al contempo la conoscenza del proprio corpo e la capacità di calare il
medesimo all'interno degli spazi teatro delle varie discipline. ed ecco che il
locus consentirà al giovane di autovalutarsi arginando eventuali distonie con
l'ambiente ed amalgamandosi con le strutture che gli dovranno apparire
familiari. Dalla commistione-sintesi di questi tre dictat: rispetto delle regole,
conseguimento graduale dei vari obiettivi nel tempo e adeguata/saggia coscienza
di sé che viene fuori un allenamento puntuale. Ci si scuote e ci si scrolla di
dosso la pigrizia, l'ozio, si risponde agli stimoli dell'organismo che per
natura tende verso l'attività ed il movimento e si combatte il disordine. Ci si
incontra e ci si testa per conseguire risultati che non sono necessariamente una
medaglia o un trofeo, un titolo o un assegno sostanzioso,passando per l'analisi
di aspetti tutt'altro che marginali quali la lucidità, il confronto, il sano
scontro che porta alla scoperta dell'altro da sé. Ma il convegno ha visto
camminare per mano esperti laici ed esponenti di spicco del clero. Il contributo
al riguardo di don Alessio Albertini è stato di elevato spessore. Nel suo
intervento il don ci ha fornito un'interessante disamina delle 4 virtù cardinali
calate all'interno delle realtà sportive. Il risultato è stato un acquerello
singolare, incisivo e di impressionante impatto. La prudenza vista come capacità
di fare le scelte giuste; ed il riferimento è al riuscire ad imboccare il
sentiero più consono alla struttura psico-fisica del giovane atleta nella fase
più delicata, vale a dire in sede di valutazione dell'attività per la quale è
più portato e mostra talento. Per scoprirlo e non fallire il ragazzino deve
essere messo nelle condizioni di potersi affacciare a più discipline per poi
poter procedere ad uno screening comparativo secondo i vari parametri:
rendimento, capacità di inserimento, resistenza, costanza. Ma prudenza equivale
a dire anche attenta e scrupolosa gestione delle energie che non devono essere
disperse manifestando la propria adesione ad un numero eccessivo di gare a
discapito dei risultati. La giustizia intesa in primo luogo come il dovere di
riconoscere i diritti dell'altro (non gettare spugne o bicchieri lungo il
percorso), di poi capacità di non barare. Conservare ludicità e razionalità
anche laddove si sarebbe tentati di scivolare. Le scorciatoie non pagano mai. La
fortezza come capacità di reggere e sopportare le fatiche degli allenamenti, le
delusioni delle sconfitte, la casualità degli imprevisti ed il verificarsi di
qualche infortunio. Sforzo, sudore ed algie fanno parte delle performances,
saperli gestire, imparare a conviverci ed a sopportarli costituiranno valido
ausilio per i giovani che operando e lavorando in tale direzione miglioreranno
gli esiti delle gare cui parteciperanno e si armeranno di un valido scudo per
combattere nel quotidiano. La temperanza come giusto distacco dalla brama
ossessiva di allori e ribalta. Ed allora in conclusione da un lato le
istituzioni forniscano fondi e strutture, formino tecnici qualificati per
consentire alle società sportive nelle persone dei propri operatori di allenare
nell'accezione che abbiamo esaminato, dall'altro l'oratorio non spenga
l'entusiasmo, rafforzi e tempri il carattere di ciascun ragazzo motivandolo ed
aiutandolo a reagire, a non soccombere ed a rialzarsi. E veniamo allo snodo
cruciale come punto d'unione dell'agire dei tecnici e del sostegno della chiesa
la volontà di educare, non sterile e vuota, ma intesa come anelito ad
accompagnare qualcuno alle soglie della vita fornendogli nel tragitto lanterne e
criteri utili a discernere ciò che è giusto da potenziali errori, investendo in
fiducia nei suoi confronti. E così la sublime sintesi dell'agire sinergico di
società sportive ed operai della vigna del Signore costituirà base solida per
allenare, educare e dare speranza alle giovani generazioni.Al termine dei lavori
sono state consegnate due onorificenze di rilievo: la prima all'Ing. Felice
Scioli, iscritto nel Ruolo d'Onore della Federazione Italiana Cronometristi e
l'altra a Matteo Di Francesco, campione di marcia.
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