Opera di Misericordia
Spirituale:
“PERDONARE
LE OFFESE”
SPOLETO –
Domenica 7 Luglio 2013
di S.E.M.ons. GianCarlo Bregantini
Carissimi/e,
Vi parlo con trepidazione,
sia per l’elevatezza del Festival dei Due Mondi che per la delicatezza del tema
che mi è stato affidato. Un tema, del resto, sempre più attuale. Perdonare,
preciso già da subito, che significa contribuire al sogno che Dio ha per
ciascuno. Abbracciare questo disegno che ci vuole rinnovati nell’Alleanza con
Lui. Tutti abbiamo da perdonare e tutti abbiamo da chiedere perdono. Poiché
come dice san Paolo “Dio ha incluso tutti quanti nel numero dei peccatori
per poter estendere a tutti quanti la sua misericordia” (Rm,11,32). Portiamo tutti la ferita della
disobbedienza. Ma attraverso il perdono, capiremo, che è possibile guarire e
liberarci dai lacci dell’offesa, di ciò che è contrario alla nostra dignità.
E’ bella anche la coincidenza col clero;
infatti, nella mia arcidiocesi di Campobasso-Bojano, abbiamo scelto le “opere
di misericordia spirituale”, come itinerario per vivere il dono della FEDE.
Grazie dell'invito cortese con una lode
ai relatori.
In queste sette "balze”, vi si sente il tocco più intimo del
Vangelo e ne percepisco il segno prezioso per accostarci alla beatitudine della
Misericordia. Quello stile delicato, amabile, chiaro che Gesù sempre usava con
la sua gente, "nel consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire
i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare
pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti".
Tutte preziose, intrecciate una nell'altra.
Vera strada di perfezione spirituale ma anche di crescita sociale
e sviluppo culturale. Parlano sia al mondo dei credenti in Cristo che a tutti gli uomini di buona volontà!
Presento il mio intervento suddiviso in tre livelli: spirituale,
culturale e sociale.
Essi sono interconnessi in modo armonioso. A noi, anche con questi
begli incontri, tocca svilupparne tutta la forza di una tradizione
antichissima, sempre viva e attuale. Da riscoperta.
E’, infatti, nel profumo di una gioia delicata e sottile che viene
a galla nel cuore sentire che le "cose antiche”, rilette alla luce delle
sfide presenti, altro non sono che “gioielli ripuliti e vigorosi” nella loro
bellezza, che hanno fatto a loro volta belle le nostre nonne e ora che rendono
ancora più luminose le nostre ragazze di oggi.
E' il dono della SAPIENZA! Perché la Sapienza “trasferendosi nelle
anime sante, forma gli amici di Dio e i profeti” (cfr.Sap.7,27)
Tre questi doni effusi perché
diventino impegni, ecco la quinta opera di misericordia spirituale: Perdonare le offese.
E' l'unica che non guarda a persone. Ma si sofferma su una cosa:
l'offesa. E' più vasta. Non ha confini. Non si limita ad una categoria. perchè
copre ed investe il cuore di tutti noi. Giorno per giorno. Perché il perdono è di
fatto decisivo e discriminate nella costruzione della società e della famiglia.
Perché parte dal cuore e parla al cuore! "Cor ad cor loquitur", come amava dire San Francesco di Sales.
Per questo, suddivido il mio dire in
tre parti:
- il cuore del perdono,
che è scoprire il cuore di Dio;
- i passi del perdono,
che ci aiutano a vivere un itinerario;
- le mani del perdono,
che attualizzano l'arte del perdonare.
La parola "perdono" infatti è sovrana nel Vangelo e
nella vita di fede di chi sperimenta l'amore infinito di Dio. E’ una parola che
scorre per il mondo. In modo spesso silenzioso. Ma sempre efficace. Dove c’è
perdono c’è un fiore che sboccia. C’è il bene che vince sul male. Quando
fiorisce il perdono, infatti, nella notte più buia, arde come fiaccola, una
speranza che viene posta al timone della storia per condurre la nave della
propria vita oltre le acque amare e tempestose dell’offesa, nel porto della
pace.
Esiste poi nel perdono una premura, ossia una sorte di “cura per
l’altro” di una gratuità disarmante, che fa appello, non alla sfida
dell’orgoglio, ma a quella debolezza che, come indica san Paolo, è la vera,
necessaria forza per superare ogni forma di riverenza verso sentimenti
refrattari e ostili. Siamo chiamati e, grazia alla figliolanza divina, anche
dichiarati idonei alla grandezza del perdono per lottare contro la “desertificazione
spirituale” che tende ad intaccare il senso di comunione.
Il perdonare è allora l’apice per il credente. E’ l’azione umana
che più di tutte corrisponde a quella divina.
Buon cammino a tutti
+p. GianCarlo Bregantini
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