giovedì 13 giugno 2013

CARABINIERI OPERAZIONE "LO SCRIGNO D'ORO"

Campobasso 13 giugno 2013

Arrestata banda di rapinatori di gioiellerie 

IN GALLERIA LE FOTO di Gino CALABRESE


A partire dalle prime ore dell’alba di oggi i Carabinieri della Compagnia di Campobasso hanno dato esecuzione a 5 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti dei componenti una banda di napoletani dedita a rapine alle gioiellerie.
Le indagini traggono origine dalla rapina perpetrata la sera del 2 novembre 2012 in Campobasso ai danni della gioielleria “Lo scrigno d’oro” (con insegna TANGREDI), allorquando tre persone (due uomini e una donna), a volto scoperto, facevano irruzione armi in pugno in detta gioielleria e portavano via un bottino di quasi 300 mila euro in gioielli, un portatile e gli effetti personali (oro, portafogli e cellulari) di alcuni clienti presenti al momento della rapina, coadiuvati da altri due complici che erano all’esterno del negozio (un’altra donna ed un altro uomo).  La reazione immediata del titolare della gioielleria che si poneva all’inseguimento di una delle due donne, cioè quella che era entrata per prima minacciando tutti con una pistola in pugno, consentiva ai Carabinieri del “pronto intervento” (gazzella radiomobile della Compagnia), allertati immediatamente dai passanti, di raggiungere tale rapinatrice e trarla in arresto in flagranza di reato.  Di lì le articolate indagini del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Campobasso, durate quasi sei mesi, che hanno consentito di disarticolare tale gruppo criminale specializzato in rapine alle gioiellerie.   I componenti sono tutti napoletani, pregiudicati e molti di loro con specifici precedenti, individuati grazie ad una minuziosa e capillare attività investigativa che, partendo dall’identikit ricostruito la sera della rapina grazie a coloro che a vario titolo avevano avuto modo di assistervi, proseguiva con l’analisi dei cellulari utilizzati quella sera, a quell’ora, in quella zona e veniva supportata da dispendiose indagini tecniche, arrivando così il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Campobasso, dott.ssa Teresina PEPE, ad emettere  cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettante persone sulle quali erano stati raccolti innumerevoli indizi di reità racchiuse nella richiesta di misura restrittiva avanzata dal Procuratore capo dott. Armando D’ALTERIO e dal Sostituto Procuratore di Campobasso, dott. Fabio PAPA.  
Le indagini hanno consentito di acclarare come la rapinatrice che fu arrestata la sera del delitto in flagranza di reato avesse il ruolo di “capo” nel gruppo criminale;  che la stessa avvalendosi di molteplici correi fosse specializzata in rapine alle gioiellerie.  Infatti, è proprio grazie all’attività investigativa effettuata per l’occasione molisana, che i militari sono risaliti ad un’altra rapina consumata meno di un mese prima (l’8 ottobre 2012) in Ceccano (FR), ai danni della gioielleria “IL DIADEMA”, per la quale gli indizi raccolti dal Nucleo Operativo e Radiomobile di Campobasso consentiva alla magistratura inquirente di Frosinone di emettere ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti della donna, eseguita lo scorso 16 maggio dai Carabinieri di Campobasso.
Sicuramente la banda è risultata estremamente organizzata e di sicura professionalità:  tutti i membri hanno operato sempre con sicurezza e determinazione, oltre che con violenza così da costituire tale attività la loro fonte principale di sostentamento (ricordiamo che a Campobasso furono portati via all’incirca quattro chili di oro e due di brillanti).   Tutti i colpi erano prima ben preparati con accurati sopralluoghi e con l’assegnazione dei compiti ad ognuno per la fase esecutiva:  la fuga era garantita dal modus operandi di legare i titolari e gli avventori con delle fascette di plastica che, però, a Campobasso non furono utilizzate per mancato approvvigionamento.   L’impiego delle armi doveva garantire in ogni occasione la possibilità di reagire a qualsiasi evenienza.  Nel corso delle perquisizioni domiciliari, veniva rinvenuta e sequestrata solo quella scacciacani (priva di tappo rosso) mentre quella vera non è stata ancora rinvenuta.    Al gruppo esecutivo, nel corso delle indagini, emergeva la figura di un fiancheggiatore, C.C.N. classe 1966, ex marito della donna arrestata in flagranza di reato, e che nella fattispecie si era occupato di nascondere l’arma utilizzata per la rapina, recuperare la macchina utilizzata per venire a Campobasso, spartire il bottino (ricevuto per conto del “capo”), procurare ai complici schede   sim intestate a terze persone, cancellare i messaggi dai telefoni utilizzati per l’evento delittuoso. 

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