Arrestata banda di rapinatori di gioiellerie
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A partire dalle
prime ore dell’alba di oggi i Carabinieri della Compagnia di Campobasso hanno dato
esecuzione a 5 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti dei
componenti una banda di napoletani dedita a rapine alle gioiellerie.
Le indagini traggono
origine dalla rapina perpetrata la sera del 2 novembre 2012 in Campobasso ai danni
della gioielleria “Lo scrigno d’oro” (con insegna TANGREDI), allorquando tre
persone (due uomini e una donna), a volto scoperto, facevano irruzione armi in
pugno in detta gioielleria e portavano via un bottino di quasi 300 mila euro in
gioielli, un portatile e gli effetti personali (oro, portafogli e cellulari) di
alcuni clienti presenti al momento della rapina, coadiuvati da altri due
complici che erano all’esterno del negozio (un’altra donna ed un altro uomo). La reazione immediata del titolare della
gioielleria che si poneva all’inseguimento di una delle due donne, cioè quella
che era entrata per prima minacciando tutti con una pistola in pugno,
consentiva ai Carabinieri del “pronto intervento” (gazzella radiomobile della
Compagnia), allertati immediatamente dai passanti, di raggiungere tale
rapinatrice e trarla in arresto in flagranza di reato. Di lì le articolate indagini del Nucleo
Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Campobasso, durate quasi
sei mesi, che hanno consentito di disarticolare tale gruppo criminale specializzato
in rapine alle gioiellerie. I
componenti sono tutti napoletani, pregiudicati e molti di loro con specifici
precedenti, individuati grazie ad una minuziosa e capillare attività
investigativa che, partendo dall’identikit ricostruito la sera della rapina grazie
a coloro che a vario titolo avevano avuto modo di assistervi, proseguiva con
l’analisi dei cellulari utilizzati quella sera, a quell’ora, in quella zona e
veniva supportata da dispendiose indagini tecniche, arrivando così il Giudice
per le indagini preliminari del Tribunale di Campobasso, dott.ssa Teresina
PEPE, ad emettere cinque ordinanze di custodia cautelare
in carcere nei confronti di altrettante persone sulle quali erano stati
raccolti innumerevoli indizi di reità racchiuse nella richiesta di misura
restrittiva avanzata dal Procuratore capo dott. Armando D’ALTERIO e dal
Sostituto Procuratore di Campobasso, dott. Fabio PAPA.
Le indagini
hanno consentito di acclarare come la rapinatrice che fu arrestata la sera del
delitto in flagranza di reato avesse il ruolo di “capo” nel gruppo
criminale; che la stessa avvalendosi di
molteplici correi fosse specializzata in rapine alle gioiellerie. Infatti, è proprio grazie all’attività
investigativa effettuata per l’occasione molisana, che i militari sono risaliti
ad un’altra rapina consumata meno di un mese prima (l’8 ottobre 2012) in
Ceccano (FR), ai danni della gioielleria “IL
DIADEMA”, per la quale gli indizi raccolti dal Nucleo Operativo e
Radiomobile di Campobasso consentiva alla magistratura inquirente di Frosinone
di emettere ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti della
donna, eseguita lo scorso 16 maggio dai Carabinieri di Campobasso.
Sicuramente
la banda è risultata estremamente organizzata e di sicura professionalità: tutti i membri hanno operato sempre con
sicurezza e determinazione, oltre che con violenza così da costituire tale
attività la loro fonte principale di sostentamento (ricordiamo che a Campobasso furono portati via all’incirca quattro
chili di oro e due di brillanti).
Tutti i colpi erano prima ben preparati con accurati sopralluoghi e con
l’assegnazione dei compiti ad ognuno per la fase esecutiva: la fuga era garantita dal modus operandi di
legare i titolari e gli avventori con delle fascette di plastica che, però, a
Campobasso non furono utilizzate per mancato approvvigionamento. L’impiego delle armi doveva garantire in
ogni occasione la possibilità di reagire a qualsiasi evenienza. Nel corso delle perquisizioni domiciliari,
veniva rinvenuta e sequestrata solo quella scacciacani (priva di tappo rosso) mentre
quella vera non è stata ancora rinvenuta.
Al gruppo esecutivo, nel corso delle indagini, emergeva la figura di un
fiancheggiatore, C.C.N. classe 1966, ex marito della donna arrestata in
flagranza di reato, e che nella fattispecie si era occupato di nascondere
l’arma utilizzata per la rapina, recuperare la macchina utilizzata per venire a
Campobasso, spartire il bottino (ricevuto per conto del “capo”), procurare ai
complici schede sim intestate a
terze persone, cancellare i messaggi dai telefoni utilizzati per l’evento
delittuoso.
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