Marche, Abruzzo e Molise iniziative comuni di crescita e sviluppo.
“Il mondo occidentale, l’Europa meridionale e
l’Italia in particolare stanno vivendo un momento di grave crisi economica e di
ripensamento del sistema istituzionale a cui hanno dato vita in un passato non
lontano, sia livello intergovernativo che a all’interno degli Stati. Proprio in
questo contesto assume una rilevanza strategica l’azione partita direttamente dai
territori, dai livelli istituzionali regionali, amministrativi, universitari e
delle autonomie funzionali (Euroregione Adriatica, Forum delle città, delle
Camere di Commercio e delle Università dell’Adriatico) per creare una
Macroregione Adriatico Ionica che, nell’ambito di un’area omogenea, quale è
quella del bacino Adriatico Ionico appunto, attivi una programmazione
socio-economica sostenibile al fine di attrarre risorse Europee e mettere a
sistema anche strategie comunitarie di comunicazione intermodale, di sicurezza
di produzione, di commercializzazione marittima, oltre che di sviluppo
turistico e culturale. Nell’ultimo decennio abbiamo lavorato molto per questo
risultato che tende a sviluppare il nostro territorio ma anche a riequilibrare
una politica europea troppo spostata al centro-nord del continente, con preoccupanti
proiezioni nord-ovest e nord-est che escludono di fatto l’Europa Mediterranea e
i paesi, tra cui l’Italia, che vi si trovano. Ne sono esempio le Macroregioni
del Baltico e del Danubio, già costituite e già destinatarie di grandi
finanziamenti per varie iniziative che si stanno realizzando, oltre che di molta
attenzione dal parte dei vertici della UE. Finalmente nel prossimo autunno il
Consiglio Europeo darà alla Commissione il compito di sviluppare gli obiettivi
della Macroregione Adriatico Ionica. Ciò consentirà per il 2014, in coincidenza con
la Presidenza Italiana, alla nostra Macroregione di concludere l’iter previsto ed
essere approvata definitivamente e poter quindi, come tutti speriamo, svolgere
il suo ruolo di attore primario delle politiche di sviluppo dell’Unione nel
sicuramente nel bacino Adriatico Ionico ma più in generale nel Mediterraneo. Un
obiettivo che è stato fatto proprio dal Governo Italiano, con una recente
posizione del Ministro Terzi, espressa in un incontro con la Commissione
Europea. Dunque siamo a un buon livello ma dobbiamo continuare oltre.
L’iniziativa della Marca Adriatica si inserisce molto bene in questo percorso e
sicuramente può attivare azioni comuni tra regioni per mettere a punto idee e
programmazioni di interesse dei territori che poi possono far parte di una
strategia adriatica più allargata e quindi essere inserite nei punti fondanti
della Macroregione, in via di costituzione”. Lo ha detto il Presidente della
Regione Molise Michele Iorio, intervenendo come relatore a Pescara, anche nella
veste di Presidente dell’Euroregione Adriatica, all’incontro dal titolo “Marca
Adriatica - Abruzzo, Marche e Molise al
futuro” organizzato dall’Associazione “Scuola di Regione” presso il Parco dei
Gesuiti. Sono intervenuti anche il Presidente della Regione Marche, Gian Mario
Sapacca, l’Assessore regionale del Molise ai Lavori Pubblici Antonio Chieffo e
il Rettore dell’Università Telematica di Napoli, Gianni Di Giandomenico, oltre
ovviamente all’organizzatore Luciano D’Alfonso della “Scuola di Regione”.
Marca Adriatica è un’iniziativa portata
avanti da “Scuola di Regione” e tende a immaginare una sorta di federazione tra
regioni (Marche, Abruzzo e Molise), e quindi tra territori, per attivare
iniziative comuni di crescita e sviluppo sotto l’aspetto economico, sociale e
istituzionale.
“L’intuizione della Macroregione, che dieci
anni fa apparteneva a pochi, ma che oggi è da tutti ritenuta valida –ha detto
ancora il Presidente Iorio- è la testimonianza di come i territori e le
istituzioni locali molte volte sanno leggere meglio degli Stati centrali i
tempi, rendendosi conto prima e meglio di cosa occorre al tessuto economico-sociale.
Le istituzioni sono dunque strumenti dei territori e particolarmente di quelli
più piccoli e meno forti che possono così tenere il passo e lottare per non
essere sopraffatti da quelli più grandi e con migliore capacità di fare massa
critica in contesti sempre più grandi ed estesi, a loro volta, come la Ue e,
ormai con la globalizzazione, il mondo intero. Per questo non posso che
esprimere tutto il mio disappunto, quando vedo le istituzioni che si sono
create in base ad un preciso e meditato progetto politico attuato nell’ambito
di una complessa architettura dell’articolazione della Repubblica, non
sottraendosi a tante lotte di democrazia e di civiltà, essere cancellate solo
per una motivazione di carattere finanziario e di risparmio di spesa. Il tutto
senza avere, come sta accadendo adesso, un sia pur minimo criterio logico e
razionale di revisione generale dell’assetto della Repubblica. Le istituzioni
sono nate per assicurare il godimento dei diritti ai cittadini attraverso la
fornitura anche di servizi di base, non per motivi di mero carattere
economico-finanziario. Cancellarle senza un dibattito e una riflessione consapevole,
non individuando neanche bene chi deve prendere il loro posto, come sta avvenendo
con le Province, significa “sopprimere” alcuni diritti di quei cittadini che
vivono in zone meno popolose o ampie di questo Paese, sacrificandoli
sull’altare, ormai da tutti ossequiato, della logica delle economie di scala e
dei grandi numeri”.
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