C’era una
volta la cavalleria...
Di Gennaro Ciccaglione
Di Gennaro Ciccaglione
Una volta esisteva il Cavaliere
senza macchia e senza paura, che accorreva in difesa dei deboli, dei poveri
e delle donne, pronto a battersi in singolar tenzone contro ogni oppressore
o prevaricatore, non esiste più. Non passò molto tempo ed i Cavalieri
iniziarono a coalizzarsi tra loro ed intorno ad un principe prescelto al quale
offrivano braccio e cuore, forza e coraggio, senza però mai venir meno a loro
spirito di servizio e di onore. Nacque così la cavalleria come corpo di
guerrieri di professione che si affermò maggiormente in Francia ma anche
in Germania, Inghilterra, Spagna ed
Italia.
Nell’XI secolo i Cavalieri divennero Miles Christi, il Combattente di Cristo, la Chiesa fu maggiormente
presente nella cerimonia di investitura fino ad aggiungere, a tutte le prove di
coraggio che l’investitura stessa pretendeva dal giovane che doveva inserirsi
nel gruppo dei Cavalieri già affermati, anche la benedizione della spada.
Quando poi sopraggiunsero le crociate ecco che si formarono anche i primi
ordini religiosi militari. Nel XIV e nel XV secolo, la Cavalleria ebbe il
massimo splendore: i tornei cavallereschi la diffusero in tutte le regioni
d’Europa e nemmeno la letteratura riuscì a sottrarsi al fascino della
cavalleria.
Nacquero così l’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, poi
detto di Rodi, e quindi di Malta, l’Ordine dei Cavalieri Teutonici (1118),
quello di Cavaltra , quello di San Benedetto d’Aviz (1162), quello dei
Cavalieri di San Giacomo della Spada o di San Giacomo di Compostella ( (1175),
quello di Alcantara, quello della Mercede, quello del Cristo (fondato in
Portogallo nel 1318 dal re Dionigi I) fino a quello di Santo Stefano di
Toscana, fondato da Cosimo I dei Medici nel 1562 e quello dei Santi Maurizio e
Lazzaro istituito nel 1572 da Emanuele Filiberto di Savoia. Ciascuno di questi
ordini adottava una propria regola in
tutto simile, e talvolta identica, ad una regola monastica: i Cavalieri di San
Giovanni, di San Lazzaro, quelli di Santo Spirito di Roma, ad esempio,
adottarono integralmente la Regola di S. Agostino. Tutti questi ordini si
distinsero in due grandi categorie: quella degli ordini militari ed
ospedalieri, detti anche della Cavalleria effettiva, e quelli invece creati
generalmente dopo la fine del Medio Evo da principi e sovrani per ricompensare
i sudditi più meritevoli di benemerenze, detta invece Cavalleria Onoraria. Da
questa seconda branca della Cavalleria derivano gli Ordini di Stato che, nel Regno Sardo, ma anche nel successivo Regno
d’Italia, erano l’Ordine Supremo
della Santissima Annunziata (gli insigniti diventavano cugini del re), l’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, l’Ordine
Militare e Civile di Savoia. La Costituzione Repubblicana Italiana, a
differenza dello Statuto Albertino che attribuiva al re il potere di istituire
nuovi ordini, conferisce tale possibilità solo al Parlamento, che con legge del
3 marzo 1951, ha istituito l’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Ultimo
esempio di istituzione di un ordine cavalleresco da parte della Repubblica
Italiana è quello del 1968, con l’Ordine dei Cavalieri di Vittorio Veneto.
L’Ordine al Merito della Repubblica Italiana ha come unico fine
istituzionale il riconoscimento di benemerenze, acquisite verso l’Italia da
cittadini italiani o stranieri (superfluo precisare di entrambi i sessi), nel
campo delle scienze, delle lettere, delle arti, dell’economia e nel disimpegno
delle pubbliche cariche nonché per lunghi e segnalati servizi nelle carriere
civili e militari. Ne è Capo il Presidente della Repubblica ed è retto da un
Consiglio composto dal Cancelliere e da 16 membri. È ordinato nei gradi di
Cavaliere di Gran Croce, Grande Ufficiale, Commendatore, Ufficiale e Cavaliere.
Tra i Cavalieri di Gran Croce possono essere nominati i Gran Cordone
(equiparati a Cavaliere dell’Annunziata) per altissime benemerenze.
Luigi Calabrese |
Prima di complimentarmi e porgere i miei più affettuosi auguri al
Cavaliere Gino Calabrese, insignito anche della Stella al Merito del Lavoro,
che il prossimo 9 aprile riceverà solennemente dal Prefetto di Campobasso il
meritato Brevetto e le insegne di Ufficiale dell’Ordine al Merito della
Repubblica Italiana, due curiosità sull’Ordine stesso: esso non può conferirsi
a... minori di 35 anni, né può essere conferito a parlamentari in carica.
Un augurio anche al neo Commendatore Nicola DE MARCO, al neo Cavaliere
Antonio D’AMBROSIO, a tutti gli altri insigniti ed una raccomandazione al mio
amico Gino: ricordati che sei stato sottufficiale dell’Esercito Italiano, ed
anche da Ufficiale dell’OMRI, cerca
di rimanere sempre... cavaliere!
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