Le dichiarazioni del pentito di camorra Carmine Schiavone
- rese disponibili dopo i lunghi anni in
cui sono rimaste chiuse in un cassetto, una “beffa mortale” consumata in
silenzio verso chi vive nei territori contaminati che oggi uccidono - ci rimandano la drammaticità di fatti che
coinvolgono anche il Molise.
In queste ore abbiamo avuto contezza di quanto si sospettava
già: oltre i fusti rinvenuti a sud, al confine con la Puglia, ci sarebbero
stati sversamenti e avvelenamenti anche nella provincia di Isernia, nel
Venafrano, nell’area del Matese dove circa sei anni fa si paventò anche
l’ipotesi di installare un centro di stoccaggio di ecoballe (nell’area a
cavallo tra le regioni Molise e Campania). Veri e propri interramenti di rifiuti pericolosi di ogni
tipo, chimici e speciali come quelli ospedalieri.
Urge anche nella nostra regione – che è parte ormai acclarata
del meccanismo assassino dei clan camorristici che fanno
affari con i rifiuti - una verifica puntuale della situazione ambientale delle
aree indicate, fin dal 1997, dal pentito
di camorra. S’impone un’analisi dettagliata della situazione delle falde
acquifere, della qualità dei terreni e dell’aria.
Uno sforzo imponente quello che dobbiamo mettere in campo –
in maniera sinergica e collaborativa - per verificare prima e dare risposte poi
all’allarme lanciato in questi giorni.
Relativamente alle mie prerogative istituzionali, sento il
dovere di supportare questo cammino di chiarezza, oggi più che mai urgente e
necessario, con l’attivazione di tutte le facoltà in capo alla Protezione
Civile, delega della quale sono titolare.
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