venerdì 14 novembre 2014

IL GIOCO DELLE TRE TASSE

Campobasso, 14 novembre 2014


Si succedono governi, si alternano ministri dell’economia ma il rituale è sempre lo stesso







Di Marco Boleo
Da Fontazione Italiana Europa Popolare



Ogni volta che nella nostra amata Italia, si discute di legge di stabilità, parlando di fantomatiche riduzioni della spesa pubblica e della tassazione, a me tornano puntualmente in mente le considerazioni che Amilcare Puviani faceva più di un secolo fa. Per gli interessati esse sono contenute nel suo libro: "La teoria dell'illusione finanziaria" che andrebbe ristampato e distribuito nelle scuole di ogni ordine e grado. Lo studioso, esponente di spicco della scuola italiana di finanza pubblica, si occupa di cosa nei conti pubblici è reale e di cosa invece è mera finzione (vero Renzi, Delrio e Padoan! Il trio delle meraviglie che non manca mai occasione di spiegare la bontà della manovra). Illustra come illudere i contribuenti che le tasse stanno diminuendo, quando invece esse stanno aumentando. Chiarisce che alcune volte il Governo è interessato a far vedere che sta riducendo la spesa (diminuendo gli sprechi) quando invece la sta aumentando. Mentre in altri casi ha interesse a fare credere che si stanno aumentando le spese produttive e sociali, quando in realtà si stanno riducendo. E il vero stato della finanza pubblica, parafrasando Puviani, si nasconde in un vaso inaccessibile del quale riescono a scoprirne il contenuto solo un ristretto numero di persone (gli addetti ai lavori).
E qui sta l'inganno. Si succedono governi, si alternano ministri dell’economia ma il rituale è sempre lo stesso. Analizzare in dettaglio la legge di stabilità in discussione richiederebbe molta perizia e molto spazio. Quello che mi limiterò a fare quindi è solo di mostrarne alcune macroscopiche incongruenze. Uno degli obiettivi della manovra è quello di far ripartire l’economia stimolando i consumi e gli investimenti: due componenti importanti della domanda aggregata. Con quali strumenti? Agendo sul Trattamento di fine rapporto (Tfr) e sulla previdenza complementare al fine di stimolare i consumi interni. Ma il governo ha avuto la geniale idea di tassare tutto con l’aliquota marginale e questo comprometterà non poco il risultato. Raddoppiando, infatti, la tassazione sulla gestione annuale dei fondi pensione se ne va a pregiudicare il montante futuro (il rendimento atteso). Altro intento si diceva prima è quello di ridare fiato agli investimenti. Mi chiedo come ci si possa riuscire pregiudicando il risparmio corrente visto che quest’ultimo è il movente per futuri investimenti. Altro lieto motivo della manovra è la riduzione delle tasse. Non si riesce però a capire da dove possa scaturire viste le seguenti banali considerazioni: I) Prendiamo il caso di un dipendente del settore privato che richieda il Tfr in busta paga. Nel caso avesse un imponibile annuo lordo che supera i 15 mila euro, e ce ne sono tanti, pagherebbe più tasse; II) anche nel caso in cui i lavoratori decidessero di non avere il Tfr, il governo si è preoccupato di loro. Ha aumentato, infatti, la tassazione della rivalutazione annuale dall’11 al 17%. Tenendo conto della capitalizzazione annua ci si accorge che la fiscalità si appropria di una buona fetta del guadagno. Detto ciò vi sarà un aumento della tassazione del Tfr con buona pace di quelli che sperano ancora in una riduzione delle tasse.Per chiudere qualche considerazione sul taglio della spesa. Si parla di 15 miliardi, dei quali 6 saranno allo Stato e quindi ai singoli ministeri, 4 alle regioni ed il resto diviso tra Comuni e province. Tagliare alle regioni una simile cifra pensando che si possa ottenere, lasciando invariate le prestazioni della sanità, la trovo una speranza malriposta. Come trovo incauto parlare di riduzione delle tasse per i cittadini italiani in presenza di un taglio dei trasferimenti ai Comuni. In assenza di risorse questi ultimi le dovranno per forza di cose trovare con la tassazione locale pena una riduzione dei servizi. Infine nel caso i tagli di spesa previsti non fossero conseguiti c’è il rischio di inasprimenti della tassazione in futuro, e solo questa semplice aspettativa può incidere negativamente sui consumi e sugli investimenti correnti sulla cui ripresa il Governo ha riposto molte attese. Insomma col gioco delle tre tasse del trio Renzi-Delrio-Padoan si va poco lontano.

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