sabato 19 novembre 2016

CARABINIERI “ABRUZZO E MOLISE” : CELEBRAZIONE DELLA “VIRGO FIDELIS” 2016

Campobasso,  19 novembre 2016

75° Anniversario della “Battaglia di CULQUALBER” e della Giornata dell’Orfano.
In calce la nota di Gennaro Ciccaglione.
Questa mattina, nella splendida cornice del Santuario di San Gabriele dell’Addolorata di Isola del Gran Sasso, alla presenza di numerose autorità civili, politiche, religiose e militari, S.E. Rev.ma Giancarlo Maria BREGANTINI , Arcivescovo Metropolita di Campobasso e Bojano e S.E. Rev.ma Michele SECCIA, Vescovo della Diocesi di Teramo ed Atri, insieme al Secondo Cappellano Militare Capo, Don Giacomo DI CECCO, hanno officiato la Santa Messa per la ricorrenza della “VIRGO FIDELIS”, Patrona dell’Arma dei Carabinieri, nell’ambito della commemorazione del 75° Anniversario della “Battaglia di CULQUALBER” e della “GIORNATA DELL’ORFANO”.
Nutrita la partecipazione dei carabinieri in servizio della ricostituita Legione Carabinieri “ABRUZZO e MOLISE”, del Centro Nazionale Amministrativo di Chieti e dei Comandi Provinciali di Chieti, L’Aquila, Pescara, Teramo, Campobasso ed Isernia in un clima di partecipata comunione
All’evento hanno aderito numerosi carabinieri in congedo appartenenti alle Sezioni dell’Associazione Nazionale Carabinieri delle due Regioni, Abruzzo e Molise, presenti anche i Carabinieri dell’Organismo di Base della Rappresentanza Militare. 
Nel suo breve intervento il Generale Michele Sirimarco, Comandante della Legione Carabinieri “Abruzzo e Molise”, ha posto l’accento sul significato della odierna cerimonia della “Virgo Fidelis” che “all’indomani della ricostituzione della Legione Abruzzo e Molise e nell’imminenza di altre grandi e significative trasformazioni, evoca il desiderio di comunità, vuole essere un messaggio per il nostro paese e rappresenta plasticamente la capacità, la forza, il desiderio di superare gli steccati, vincere gli egoismi, cogliere opportunità nelle differenze per migliorare in funzione di un bene comune condiviso, che per noi è reso possibile dal servizio di prossimità alla nostra comunità, alla nostra gente, a tutti voi…”, aggiungendo che “rappresenta anche un momento di riflessione sul senso del nostro impegno, delle difficoltà, delle insidie quotidiane, dei doveri familiari, dei nostri valori che sono proprio la traduzione laica della MISERICORDIA cui è stato dedicato quest’anno il giubileo straordinario che sta per concludersi…” 
Alla cerimonia hanno preso parte, oltre ai familiari dei militari, anche i congiunti dei Caduti dell’Arma residenti nelle due Regioni. Arianna DI GENNARO, figlia del defunto Appuntato Scelto Giuseppe DI GENNARO, ha dato lettura della preghiera del Carabiniere.
La “Giornata dell'Orfano”, istituita nel 1996, rappresenta per l'Istituzione e per l'ONAOMAC (Opera Nazionale di Assistenza per gli Orfani dei Militari dell'Arma dei Carabinieri) l’occasione per fornire alle famiglie dei colleghi caduti nell'adempimento del dovere un forte sostegno morale, volto ad attenuare il dolore di un vuoto che resterà per sempre incolmabile. 
L’attività assistenziale che l’Opera realizza in favore degli orfani è resa possibile prevalentemente da contributi volontari che rappresentano circa il 90% delle entrate e questo rappresenta motivo di vanto e orgoglio per l'Arma perché è testimonianza concreta del legame ideale che unisce l’Istituzione alle famiglie dei colleghi meno fortunati.


Nota di Gennaro Ciccaglione.

Le litanie, in pratica delle invocazioni rivolte alla Madonna per ottenerne l’intercessione, sono un‘antichissima pratica oratoria che trova maggiore rilevanza allorché, dopo la strabiliante vittoria della flotta cristiana su quella turca che minacciava da vicino l’intera civiltà occidentale, avvenuta a Lepanto il 7 ottobre 1565, il papa Pio V ne fece parte integrante del Santo Rosario e si iniziarono a cantare nella Santa Casa di Loreto: di qui l’indicazione di Litanie Lauretane. L’esito della Battaglia di Lepanto valse, al mese di ottobre, l’onore di divenire il mese del rosario. Tornando alle litanie, esse erano inizialmente costituite da 73 invocazioni alla Madonna che solo l’autorità papale ha la possibilità di modificare: ed infatti lo stesso Pio V dopo la battaglia di Lepanto, aggiunse quella di “Auxilium Christianorum”, mentre Clemente XIII, nel 1768, aggiunse “Mater Iimmaculata” e Pio IX, nel 1854, dopo la proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione, aggiunse “Regina sine labe originali concepta”. Altre aggiunte sono state poi compiute da vari pontefici fino all’ultima del 1995, voluta dal Santo Papa Giovanni Paolo II, che invoca la Madre di Cristo quale “Regina Familiae”. Tra queste invocazioni figurava già anche quella di Virgo Fidelis, Vergine Fedele: con questo titolo i carabinieri, subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale, iniziarono a venerare la Madonna che qualche anno dopo, esattamente l’8 dicembre 1949, papa Pio XII proclamò Patrona dei Carabinieri. Ma allora, si chiederanno in tanti, perché la Virgo Fidelis dei Carabinieri si celebra il 21 novembre? La tradizione dei carabinieri ha una duplice matrice: si rifà invece alla presentazione di Maria Vergine al Tempio, celebrata dalla Chiesa proprio il 21 novembre, ma si rifà pure ad una battaglia, quella di Culqualber, combattuta nella stessa data del 21 novembre 1941, nota anche come le Termopili dei Carabinieri! Sarebbe lungo e noioso narrare tutte le fasi della battaglia che interessano il periodo dal 6 agosto al 21 novembre, inquadrate nell’operazione bellica della difesa di Gondar. Diciamo soltanto che il caposaldo dello “sperone del Km 39” affidato ai carabinieri, divenne luogo di fame, di sete, di stenti e di impensabile eroismo. Assediato, stremato dai continui combattimenti condotti valorosamente all’arma bianca per risparmiare munizioni il 1° Gruppo Carabinieri Mobilitato, composto per lo più da militari veterani, molti anche richiamati, e costituito da 200 carabinieri nazionali e da 160 “zaptié”, i fedelissimi carabinieri indigeni, articolate su tre compagnie, giunse il 18 ottobre, ad un’operazione offensiva con assalto frontale alle linee nemiche nota sotto il nome di Operazione Lambà Mariam, che valse ai nostri la Menzione Onorevole nel Bollettino del Quartier Generale delle Forze Armate. Il costo fu di 36 morti e 31 feriti ma consentì, con le scorte di viveri sottratte al nemico in fuga, di ridurre i razionamenti ormai già in atto. Questo successo causò anche, però, l’inasprimento della reazione inglese con operazioni di contrattacco con impiego di mezzi corazzati, bombardamenti aerei, continui cannoneggiamenti, ed infine anche allettanti proposte di resa recate anche da sacerdoti copti. Il maggiore Alfredo Serranti fece riferire agli inglesi che i carabinieri avrebbero risposto loro solo... con le armi. Giunge poi novembre: il 2 un bombardamento inglese distrugge l’ospedale da campo ed il cimitero italiano; il 5 la I^ Compagnia respinge un attacco frontale al caposaldo; il 12 ed il 13, dopo un’intensa azione di preparazione di artiglieria gli inglesi attaccano, i carabinieri si difendono, contrattaccano all’arma bianca e respingono il nemico nei burroni circostanti la loro posizione; il 14 gli inglesi non attaccano, i carabinieri soccorrono i feriti e sotterrano i Caduti di entrambi gli schieramenti: ricevono il loro primo pasto caldo dopo diversi giorni di digiuno completo. Dal 15 al 19 gli inglesi attaccano ancora, supportati da artiglieria ed aviazione che bombarda, mitraglia e spezzona le martoriate posizioni italiane: la reazione è estremamente rabbiosa. Le mitragliatrici italiane abbattono ben nove aerei inglesi. Il 20 ben 57 aerei inglesi attaccano la ridotta italiana a supporto di ventimila fanti che vanno all’assalto di Sellino Culqualber: la 1^ Compagnia difende il proprio terreno palmo a palmo e quasi tutti i carabinieri vengono uccisi; la 2^ Compagnia non è da meno respinge ogni assalto e contrattacca di volta in volta con le poche bombe a mano rimaste, prima, e con le baionette dopo, fino all’ultimo uomo. Il maggiore Serranti, già più volte ferito rifiuta ogni cura pur di non abbandonare i suoi uomini e con loro muore, con l’addome squarciato da una baionetta inglese... e con Lui, animati dal suo esempio, muoiono quasi tutti i suoi carabinieri. La sera del 21 la battaglia è finalmente finita. La strada per Gondar è ormai aperta. Gli inglesi, impressionati da tanto eroismo, presentano le armi agli ultimi italiani vivi rimasti intorno alla loro Bandiera. Non si deve tacere un particolare di non poca importanza storica: insieme al 1° Gruppo Carabinieri Mobilitato combatté, con analogo ardore ed analogo valore, il CCXL Battaglione Camice Nere. Dei complessivi 2.900 uomini impiegati, caddero 513 italiani e 490 zaptiè mentre 1900 uomini, dei quali ben 804 feriti, furono fatti prigionieri dagli inglesi.

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